In questo sito vengono raccolte informazioni personali e utilizzati cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per finalità di funzionalità, esperienza, misurazione e marketing. Se rifiuti il consenso non saranno disponibili tali funzioni.
Clicca sul pulsante “Accetta” per acconsentire, sul pulsante “Rifiuta” per continuare senza accettare.
Per maggiori informazioni vi invitiamo a leggere l'informativa estesa
Accetta Rifiuta
TORNA INDIETRO

CURIOSITA’ VICENTINE

04 Novembre 2024

Villa Curti, villa veneta ricca di arte e storia in provincia di Vicenza e il suo B&B elegante e raffinato hanno pensato di offrire ai propri ospiti (attuali e futuri) un po’ di folklore locale, presentando una carrellata di curiosità che svelano l’origine di alcuni appellativi tipici e situazioni particolari.

Vicentini “magnagati”

Sull’origine di questo nome, con cui i vicentini sono spesso “dileggiati”, è fiorita un’ampia aneddotica, non supportata però da alcuna prova o documentazione.

Una  prima leggenda, risalente al periodo d’oro della Serenissima, narra che, in occasione di una pestilenza, si verificò a Vicenza un’invasione di topi. Fu quindi chiesto aiuto a Venezia, città ricca di gatti, che i Vicentini andarono a prendere con barconi navigando lungo il Bacchiglione. I veneziani (generosi ma burloni) offrirono ai vicentini, come ringraziamento per averli liberati da una grande quantità di gatti, un lauto banchetto in laguna, a base di lepri; solo alla fine del pranzo rivelarono che la carne, anziché di lepre, era di gatto…!

Una seconda versione è legata a un fatto storico, ossia ai moti risorgimentali antiaustriaci del 1848; quello fu un anno di forte carestia a Vicenza, peggiorata da un forte afflusso di persone in città, per cui si narra che molti vicentini furono costretti, pur di sopravvivere, a cibarsi anche di gatti…!

Questa fama ha perseguitato i vicentini nel tempo. Un aneddoto divertente: negli anni 60/70, in occasione dei derby calcistici Vicenza-Padova, i tifosi ospiti giungevano allo stadio con dei gatti che venivano liberati sul campo da gioco all’ingresso delle squadre, con conseguenti enormi difficoltà di cattura e grandi risate del pubblico!

Villa Valmarana ai Nani

Considerata una delle più belle ville del Vicentino, splendidamente affrescata da Giambattista Tiepolo e dal figlio Giandomenico, deve il suo nome ad una leggenda.

Questa narra che nella villa, circondata da un alto muro, vivesse una fanciulla nana e che i genitori, per non farle capire la sua triste condizione, la tenessero confinata e la circondassero di servitori e di custodi nani, come se il mondo reale fosse formato solo da persone nane. 

Purtroppo un giorno un principe, incuriosito dalle voci che circolavano, riuscì a penetrare nella villa; la fanciulla, quando lo vide, prese coscienza della sua situazione e, disperata, si uccise gettandosi dalla torre. I nani, suoi fedeli servitori, furono pietrificati dal dolore.

E rimasero sul muro di cinta,trasformati in diciassette statue dall’aspetto grottesco.

Il palazzo a metà

Il Palazzo Porto Breganze che sorge a Vicenza, a Porta Castello, si distingue per la particolarità di essere incompiuto. Si tratta di un’opera di Andrea Palladio la cui realizzazione, per motivi non noti, ad un certo punto fu bloccata. Come si può vedere dai disegni doveva infatti estendersi a sinistra, con la demolizione del preesistente Palazzo Porto, e dominare tutta la piazza.

Rimase quindi “a metà” e fu sistemato, come si vede ora, nel 1615 da Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio.

 Attualmente, di proprietà privata, è Patrimonio dell’UNESCO.

La Chiesa nel palazzo

Il Palazzo del Monte di Pietà, in Piazza dei Signori, presenta una rara particolarità.

Nel suo interno, infatti, è incorporata una chiesa dedicata a S. Vincenzo, patrono della città.

Il palazzo è un complesso monumentale costruito tra il XV e il XVII secolo. La loggia inferiore è la Chiesa vera e propria, mentre quella superiore è occupata dagli uffici del Monte di Pietà (nato nel 1486 per sostituirsi, come “prestatore di denaro” agli usurai).

Tuttora è visibile, coperta da una grata, l’apertura attraverso cui si effettuava il passaggio degli oggetti dati in pegno e del denaro corrispondente.


TORNA INDIETRO